Dinastia che trae nome dall'omonima
regione della Francia; regnò sulla contea di Savoia e in Piemonte, sul
Regno di Sicilia, sul Regno di Sardegna e infine sul Regno d'Italia. Capostipite
è tradizionalmente considerato
Umberto Biancamano (m. 1047 circa),
signore di alcuni castelli valdostani, che verso la metà dell'XI sec.
iniziò l'espansione sabauda verso l'Italia. A lui successe dapprima il
primogenito
Amedeo (m. dopo il 1051), successivamente l'altro figlio
Oddone (m. 1091); quest'ultimo, sposando Adelaide, erede della marca di
Torino, estese i domini sabaudi al di qua delle Alpi. La signoria del Piemonte
spinse i Savoia a intervenire nelle varie vicende italiane. Nella lotta delle
investiture,
Umberto II (1080-1103), che alla morte della nonna Adelaide
(1091) aveva perso quasi tutti i possedimenti portati da lei in dote,
parteggiò per l'imperatore Enrico IV contro il pontefice; nella lotta fra
i Comuni e Federico I Barbarossa,
Umberto III (1148-89), si
schierò con quest'ultimo, salvo, poi, entrarvi in contrasto, perdendo
così gran parte dei territori piemontesi rimasti; ancora contro i Comuni,
Tommaso I (1189-1233), sostenne l'imperatore Federico II, riottenendo
alcuni possedimenti in Piemonte (Rivalta, Giaveno, Pinerolo) e ricevendo la
nomina a vicario imperiale (1225). L'opera di ricostruzione dei domini sabaudi
in Piemonte continuò sotto
Amedeo IV (1233-53), sotto
Bonifacio (1253-63), sotto Pietro II (1263-68) e sotto
Amedeo V
(1285-1323), detto
il Conte Grande, che acquistò gran parte
della Bresse. Nel frattempo, però, la sovranità sui domini
sabaudi, nominalmente del conte di Savoia, fu suddivisa in tre parti: il
Piemonte, che era stato già appannaggio dal 1233 di Tommaso II, fratello
di Amedeo IV, passò nelle mani della cosiddetta
linea di Acaia,
originatasi nel 1301 con il matrimonio tra Filippo I (1282-1334) e Isabella di
Villehardouin ed estintasi nel 1418; il feudo di Vaud entrò in possesso
della cosiddetta
linea di Vaud, sorta con Ludovico I (m. 1302), fratello
di Amedeo V, ed estintasi con sua nipote Caterina, che rinunciò al feudo
in favore di Amedeo VI; i possedimenti furono retti dal ramo principale della
casa. Nel XIV sec. la contea di Savoia, per opera di
Amedeo VI (1343-83),
detto
il Conte Verde, ottenne la dedizione di Santhià (1377),
Biella (1379) e Cuneo (1382), e di
Amedeo VII (1383-91), detto
il
Conte Rosso, che si impossessò nel 1388 della contea di Nizza, primo
sbocco sul mare.
Amedeo VIII (1391-1451) estese il dominio a quasi tutto
il Piemonte (tranne il Monferrato e Asti), unì i domini cisalpini e
transalpini per l'estinzione (1418) del ramo d'Acaia, promulgò un corpo
unitario di Statuti, ottenendo, infine, dall'imperatore Sigismondo il titolo di
duca (1416). Dopo aver rinunciato ai suoi domini in favore del figlio
Ludovico (1440-65), divenne antipapa con il nome di Felice V per
investitura conferitagli dai Padri del Concilio di Basilea, finché nel
1449 si ritirò a vita privata. A questo periodo di splendore
seguì, a causa principalmente del moltiplicarsi delle reggenze e
dell'accentuarsi della dipendenza dalla Francia, un secolo di grave crisi, nel
corso del quale si alternarono al potere
Amedeo IX (1465-72),
Filiberto I (1472-82),
Carlo I (1482-90),
Carlo Giovanni
Amedeo (1490-96),
Filippo II (1496-97),
Filiberto II
(1497-1504) e
Carlo II (1504-53); sotto quest'ultimo nel 1536, durante le
guerre franco-ispano-imperiali, il ducato finì per essere invaso dai
Francesi, salvo tornare ai Savoia nel 1559 con il Trattato di
Cateau-Cambrésis.
Emanuele Filiberto (1553-80) iniziò,
allora, un'intelligente politica di ricostruzione civile, culturale e militare,
che permise al suo successore
Carlo Emanuele I (1580-1630) di promuovere
vasti disegni di espansione. Dopo aver occupato il marchesato di Saluzzo (1588),
che ottenne definitivamente nel 1601 cedendo alla Francia la Bresse e il Gex, e
aver assunto per un breve periodo (1590-92) il governo della Provenza, Carlo
Emanuele invase il Monferrato (1612): questa azione scatenò, però,
una guerra con la Spagna (1612-14 e poi ancora 1615), a seguito della quale il
ducato di Savoia
divenne uno Stato satellite della Francia. Fu
così che i successori di Carlo Emanuele,
Vittorio Amedeo I
(1630-37) e
Carlo Emanuele II (1638-75), furono costretti a schierarsi al
fianco di questa contro gli Spagnoli, recuperando, infine, nel 1659 Vercelli ma
non Pinerolo, che rimaneva nelle mani dei Francesi.
Vittorio Amedeo II
(1675-1730) si schierò contro i Francesi nella guerra della Grande
Alleanza, venendone ripetutamente sconfitto ma ottenendo nel 1697 con la Pace di
Ryswick Pinerolo e affrancandosi in questo modo dalle ingerenze francesi. Nella
guerra di Successione spagnola, Vittorio Amedeo scese in campo dapprima dalla
parte francese (1702); tuttavia, vista l'impossibilità di ricevere dai
Francesi il Milanese, non esitò ad allearsi con l'Austria (1703): la
guerra si concluse con la sconfitta francese e la successiva Pace di Utrecht
(1713) assicurò ai Savoia, oltre alla Sicilia (poi permutata nel 1718 con
la Sardegna) e a ingrandimenti verso la Lombardia, il titolo di re.
Carlo
Emanuele III (1730-73) partecipò alla guerra di Successione polacca,
ottenendo, con la Pace di Vienna del 1738, Novara e Tortona, e alla guerra di
successione austriaca, ricevendo, con la Pace di Aquisgrana del 1748, l'Alto
Novarese, Vigevano e Voghera, ma fu successivamente tagliato fuori dal giro
della grande politica europea. Sotto il Regno di
Vittorio Amedeo III
(1773-96), la Savoia
fu invasa da Napoleone che, annettendo nel 1802 il
Piemonte alla Francia, costrinse il successore di Vittorio Amedeo,
Carlo
Emanuele IV (1796-1802), ad abdicare e a rifugiarsi in Sardegna. Nel 1814 il
Congresso di Vienna reintegrò
Vittorio Emanuele I (1802-21) in
tutti i suoi possessi cisalpini, accrescendoli della Liguria, ma sottraendo ad
essi alcune parti della Savoia. Sopiti da
Carlo Felice (1821-31) i primi
moti liberali, il Regno sabaudo conobbe un ammodernamento delle strutture sotto
Carlo Alberto (1831-49), del ramo
Carignano (originatosi da
Tommaso Francesco, figlio di Carlo Emanuele I); costui indirizzò le sue
mire espansionistiche verso la Lombardia, giungendo nel 1848, pur tra mille
incertezze, a dichiarare guerra all'Austria (V. RISORGIMENTO, prima guerra d'Indipendenza), ma
venendone definitivamente sconfitto l'anno successivo. Gli successe il figlio,
Vittorio Emanuele II (1849-78), che nel 1859 si alleò con la
Francia e dichiarò guerra all'Austria (V. RISORGIMENTO, seconda guerra d'Indipendenza),
ottenendo la Lombardia ma cedendo alla Francia Nizza e Savoia; la successiva
spedizione dei Mille, guidata da G. Garibaldi, e una serie di plebisciti in Italia
centrale e meridionale portarono il 17 marzo 1861 alla sua proclamazione a re
d'Italia. Da quel momento la storia degli Stati sabaudi coincide con quella
dell'Italia. A Vittorio Emanuele successe il figlio
Umberto I
(1878-1900); alla sua morte, avvenuta per mano dell'anarchico Gaetano Bresci nel 1900, il trono
passò al figlio
Vittorio Emanuele III (1900-46), che, alla fine
della seconda guerra mondiale, nel vano tentativo di salvare l'istituzione
monarchica, abdicò in favore del figlio
Umberto II (9 maggio - 2 giugno 1946). Con la proclamazione
della Repubblica (2 giugno 1946) e l'emanazione
della Costituzione (1° gennaio 1948), oltre ad essere aboliti tutti i titoli nobiliari (XIV disposizione),
fu sancito (nella XIII disposizione) che i membri e i discendenti dei Savoia non avrebbero potuto essere elettori e
rivestire uffici pubblici né cariche elettive e che agli ex re, alle loro consorti
e ai discendenti maschi sarebbero stati proibiti l'ingresso e il soggiorno nel
territorio nazionale. Dopo numerose richieste da parte degli eredi dei Savoia (in particolare Vittorio Emanuele Alberto,
n. Napoli 1937, e il figlio Emanuele Filiberto, n. Ginevra 1972) di poter rientrare in Italia, nel 2002 venne approvata una
legge costituzionale che sospese gli effetti dei primi due commi della XIII disposizione della Costituzione.
Amedeo I di Savoia